mercoledì 25 agosto 2010

A Mombercelli

A Mombercelli ci andiamo noi quattro: papà, mama, kika e birba, la cana nera.


Birba trascorre tranquilla il viaggio in macchina seduta sul retro e si prende le carezze dal mio braccio anchilosato mentre gratto la testa a lei e mi contorco cercando di guardare la strada per non vomitare.
Corriamo veloci verso il Piemonte, destinazione: Mombercelli. Un paesino-ino nel Monferrato che per raggiungerlo si attraversano le colline ricamate di vigne cariche d'uva, pascoli e campi di girasole, piccoli agglomerati di case che si snocciolano uno dopo l'altro con la loro chiesina, il baretto, le tegole rosse.

Saliamo lungo il Sabbione e ai lati di questa stradina si dipanano filari di pomodori e grappoli d'uva di quel viola polveroso circondati di vespe. Dalle case adorne di fiori si affacciano volti famigliari e sorridenti, l'aria calda ma limpida profuma di frutta macerata al sole.

Giù si vede una distesa di colline basse lievemente impallidite dalla foschia, una piscina comunale di un azzurro chimico spicca al centro della valle e c'è un tale silenzio che si sente il suono del vociare e dei tuffi a bomba.


La vita qui sembra semplice. Ti regalo un po' della mia frutta e verdura, stasera mi inviti a cena tu, domani io. Si mangia bene e non troppo, si beve vino e poi grappa, tanto si torna a casa in quattro e quattr'otto a piedi.


La notte è buia e le stelle brillano abbastanza da far sognare ai milanesi un cielo che non c'è più.
Si ascoltano le cicale e ci si fa pungere malvolentieri dalle zanzare, e ogni sera si viene a conoscenza del ronzio di un insetto nuovo, mai udito prima. Pipistrelli e insetti, risate sommesse, amicizie.

2 commenti:

Andrea ha detto...

Se leggo la vostra descrizione, non mi sembra neanche il mio paese!
Grazie per il vostro articolo.
Una curiosità: come avete conosciuto Mombercelli?

kika ha detto...

Per puro caso, cercando annunci di vendita case. :-)