martedì 31 agosto 2010

Al Pian delle Betulle - Valsassina (LC)



Io e Mama salendo su per la Valsassina siamo passate davanti alla misteriosa Villa de Vecchi, a Bindo. L'avevamo già esplorata qualche mese fa, perciò la meta di oggi è Pian delle Betulle.
Il cielo è sereno e il sole caldo.
Prendiamo la funivia per salire, non guardare giù che ti vengon le vertigini!

Siamo su in pochi minuti e approdiamo nel silenzio. Poche e sommesse le voci degli umani, più marcato il suono del vento che spazzola e spettina i capelli e arriccia volute di profumi di legna fino ai nostri nasi.

Polenta e formaggio per me, ravioli per Mama, gelato al lampone e crème brulée da leccarsi i baffi. Meno buono il caffè ma non importa: dovevamo saperlo.

Dopo mangiato ci lasciamo stordire dal sole a picco e attrarre dai giochi di luce sul sentiero che attraversa il bosco. Riconosciamo la felce, il rododendro, l'achillea, l'eufrasia e io mi fascio i diti doloranti con la piantagine.
Respiriamo l'odore di legna, la terra e l'erba tagliata, ascoltiamo le mucche in lontananza e il ronzio di qualche grosso insetto nell'aria.

Tutto è pace. Ci sdraiamo un po' all'ombra e ci lasciamo inondare dal blu del cielo, dal rumore dell'acqua della fontana e non ci serve altro.

mercoledì 25 agosto 2010

A Mombercelli

A Mombercelli ci andiamo noi quattro: papà, mama, kika e birba, la cana nera.


Birba trascorre tranquilla il viaggio in macchina seduta sul retro e si prende le carezze dal mio braccio anchilosato mentre gratto la testa a lei e mi contorco cercando di guardare la strada per non vomitare.
Corriamo veloci verso il Piemonte, destinazione: Mombercelli. Un paesino-ino nel Monferrato che per raggiungerlo si attraversano le colline ricamate di vigne cariche d'uva, pascoli e campi di girasole, piccoli agglomerati di case che si snocciolano uno dopo l'altro con la loro chiesina, il baretto, le tegole rosse.

Saliamo lungo il Sabbione e ai lati di questa stradina si dipanano filari di pomodori e grappoli d'uva di quel viola polveroso circondati di vespe. Dalle case adorne di fiori si affacciano volti famigliari e sorridenti, l'aria calda ma limpida profuma di frutta macerata al sole.

Giù si vede una distesa di colline basse lievemente impallidite dalla foschia, una piscina comunale di un azzurro chimico spicca al centro della valle e c'è un tale silenzio che si sente il suono del vociare e dei tuffi a bomba.


La vita qui sembra semplice. Ti regalo un po' della mia frutta e verdura, stasera mi inviti a cena tu, domani io. Si mangia bene e non troppo, si beve vino e poi grappa, tanto si torna a casa in quattro e quattr'otto a piedi.


La notte è buia e le stelle brillano abbastanza da far sognare ai milanesi un cielo che non c'è più.
Si ascoltano le cicale e ci si fa pungere malvolentieri dalle zanzare, e ogni sera si viene a conoscenza del ronzio di un insetto nuovo, mai udito prima. Pipistrelli e insetti, risate sommesse, amicizie.